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Le stazioni dei treni sono quei posti liminari, tra reale e irreale, dove le vite si sfiorano, le storie si dissolvono e le persone si perdono nella poesia dell’anonimato. Sono i luoghi in cui paradossalmente siamo più sinceri: il ritorno a casa, un amore lontano, un cambio di vita; ma anche spazi che si legano a eventi della memoria collettiva, a quello che siamo stati e siamo oggi come società.
Momenti spesso passeggeri che scandiscono le fasi delle nostre esistenze, pubbliche e private, tra un binario e l’altro. Non è forse un caso che la parola ‘stazione’ abbia la stessa etimologia della parola ‘stagione’.
A queste e altre sfumature è dedicata la mostra itinerante La memoria delle stazioni, in cui 90 immagini d’archivio, documenti e 8 racconti inediti di scrittrici e scrittori italiani regalano al visitatore la narrazione di 90 anni di storia delle stazioni italiane, tra ricordo e contemporaneità.
Dopo un’approfondita ricerca negli archivi Luce Cinecittà e Fondazione Ferrovie Statali, è riemerso il tesoro a lungo dimenticato: «Un patrimonio inestimabile di immagini e filmati che deve essere valorizzato e messo in dialogo con altre espressioni artistiche, perché una ricchezza inattiva è una verità inerte», spiega la presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia.
Allestita negli spazi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, l’esposizione è il primo passo di un percorso che – proprio come un treno – toccherà varie altre tappe nel mondo.
Il bianco e nero delle parole delle scrittrici Melania Mazzucco, Nadia Terranova, Valeria Parrella, tra le altre, si mescola a quello di carte e immagini, creando un delicato racconto visivo e letterario.
Il piazzale della Stazione di Bologna dopo la strage del 1980, dei viaggiatori in ritardo all’ufficio informazioni della Centrale di Milano, Sophia Loren e Orson Welles alla stazione Termini di Roma. Ma non sono solo le persone a essere protagoniste, anche l’architettura.
Ecco quindi una foto che documenta la posa della prima costola della cupola in vetro a Milano; l’elegante sala riservata nel Padiglione Reale della stazione Santa Maria Novella di Firenze; il dettaglio della matrice triangolare della copertura di Napoli Centrale; il rigore razionalista della stazione di Messina.
A fare da contrappunto e ponte verso l’oggi, gli scatti a colori della fotografa Anna di Prospero, dove una misteriosa figura femminile popola gli ambienti vuoti delle ferrovie. Spazi concreti di marmo, ferro e cemento eppure così metafisici e impalpabili, proprio come i ricordi.
dove: Auditorium Parco della Musica, via Pietro de Coubertin 10, Roma quando: dal 16 settembre fino al 1 novembre 2022
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